Secondo il racconto del figlio Piero, Paolo Villaggio sarebbe stato un padre assente ed egocentrico
Intervistato da Vanity Fair, Piero racconta la vita con un padre come Paolo Villaggio, grande personaggio pubblica, ma padre assente ed egoista, megalomane, come molti personaggi dello spettacolo.  Il figlio del Ragionier Fantozzi, ha presentato il suo libro di memorie di infanzia e giovinezza, “Non mi sono fatto mancare niente”,  a fianco di un padre che non era proprio perfetto. Relazionarsi con un padre del genere non sarebbe stato facile per Piero Villaggio, che parla così del padre Paolo: “È molto difficile relazionarsi con lui, è una persona molto invadente ed egocentrica, come quasi tutti quelli che fanno il suo mestiere.” Nel corso della vita le cose non sono cambiate molto tra padre e figlio, ma ora Piero è un adulto e riesce a vedere le cose con occhio diverso, per soffrire di meno: “Continua ad essere una persona molto egoista. Oggi il nostro rapporto è facilitato perché lui ha quasi 84 anni, ha il diabete e, avendo condotto una vita molto sregolata, i segni della vecchiaia sono tutti visibili. La rabbia che ho nutrito per anni si è quasi trasformata in tenerezza.”
I problemi con la droga
Vivere con un padre personaggio come Paolo Villaggio non è stata cosa per nulla facile per Piero, che si è sempre sentito inadeguato rispetto al successo del padre.
Negli anni in cui il Ragionier Fantozzi raggiungeva la massima fama e il più grande successo, Piero infatti crollò e si rifugiò nella droga, dando inevitabilmente la colpa all’egocentrismo di suo padre, sempre interessato a stare al centro della scena, sia nel pubblico, sia nel privato.
“Il confronto con un artista ingombrante come mio padre mi ha inevitabilmente condizionato. Non mi sono mai sentito all’altezza ed è forse per questo che oggi mi ritengo insoddisfatto.”
+++ AGGIORNAMENTO +++
Ospite a Domenica Live il 21 febbraio 2016, Piero Villaggio ha chiarito le sue precedenti parole discolpando il padre Paolo Villaggio per i suoi problemi con la droga:
“Non è stata colpa di mio padre. Ma ho sofferto un’assenza, una mancanza dei miei genitori. Mio padre era impegnato con il suo lavoro, che lo portava via. Forse ero solo più sensibile degli altri bambini, avevo bisogno di una guida e lui non c’è stato, in buona fede, ma non c’è stato. A 17 anni ho iniziato a ricorrere all’eroina. Soffrivo una situazione di disagio, mi sentivo un pesce fuor d’acqua, ero timido.”